domenica 15 agosto 2010

RIPRENDIAMOCI IL RACCONTO DI QUESTO PAESE

Siamo intrappolati dentro una trama da cui non riusciamo più a uscire. Ed è una trama che non abbiamo scritto noi. Le battute e le situazioni drammatiche a cui ci tocca assistere da spettatori della democrazia sembrano provenire direttamente da un film pecoreccio degli anni settanta. Protagonisti, come da sempre, sono i vertici del potere. La novità di questi anni è che sono diventati anche i principali narratori. Sono i narratori di se stessi. Hanno vinto la battaglia dell'egemonia culturale italiana. Sono loro i nostri autori. E' bene rendersene conto. Lo so, non è più tempo di intellettuali organici. Penso soltanto che ci sia bisogno di ricominciare a contendersi l'autorialità, non più, certo, ideologicamente schierata. Ma la cultura italiana non può derogare al sogno dell'invenzione della realtà. Fino agli anni settanta la mistificazione quotidiana che il potere faceva della verità veniva riequilibrata dalla capacità degli intellettuali e degli artisti di imporsi nell'immaginario pubblico. Che fie ha fatto quella voglia di avere una funzione anche sociale? Io non scrivo solo per me stesso. E non credo che chiunque produca una qualsiasi creazione possa farlo senza esprimere ed essere espressione del mondo a cui appartiene. Loro hanno le redini del potere, noi riprendiamo le redini della rappresentazione.

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